Chiunque in vita sua ha urlato di dolore almeno una volta, ha imparato una canzone a memoria, ha strillato di rabbia, ha goduto “oscenamente” d’un piacere tutto suo, anche osservando il tramonto ed incantandosene, chi ha mai rubato l’innocenza del tramonto all’uomo? Chi è stato tale vile bruto, che si tolga la maschera e ci mostri il viso se detiene il coraggio che solo un folle potrebbe avere. Si svesta alla svelta, così che ne possiamo/potremo cogliere i difetti fisici ed “imbruttirlo” di più, accentuandoli con la nostra cattiveria, che ci parli di sé, così che ne scopriremo gli intimi segreti e potremmo avere una carta in più in fatto di punti deboli, da colpire lì nell’attimo esatto. Che non ci possa sfuggire tale vile, ripeto, che vuole imbrattare la tela della sua sporcizia e darci da bere del veleno. A quest’uomo che bluffa e lo fa così apertamente che noi gli crediamo, crediamo alle sue fandonie, tanto ch’egli c’inganna, tanto, anzi, da ingannarci, perché lui è solo l’artefice delle nostre illusioni. Mi sovviene un ultimo pensiero prima di cena, quello di “cenarmi” accendendo il mio accennarmi. Porre importanza su di me. Corri e trovi De Niro, di nuovo lui, come un Tempo, che Tempi. Si correva e si accorreva. Urlanti, in festa, spensierati.
Tanto che le squarterei la fica, geloso e possessivo quale sono, quella fica è mia, non ci sono dubbi, mi son allenato a dovere per averla, l'ho bramata, e sarà la mia amata. Cazzo, non vedo l'ora d'infilarglielo-
Viviamo in un mondo dove tutto è inutile, dove tutti si ammazzano di fatica per un po di attenzione da parte di quei miti che da soli si sono costruiti. facciamo un'esempio, anni e anni dietro a centinaia di libri, rincorrendo un futuro lontano, che piu si avvicina e piu si allontana, fino a quando si arriva a quello che la gente chiama l'obiettivo, l'essere realizzati. e ci si rende cont di aver sbagliato tutto, pero non lo si puo amettere. ormai il danno è fatto, ci si prende l'attenzione e la stima di coloro che ingenui come lo siamo stati noi, vedono in noi un mito, un obiettivo da conseguire. ma porca troia dico io, diciamoglielo che la non c'è nulla.
Questo pensavo, continuamente e ogni mattina prima di alzarmi dal letto. Poi colazione con i soliti schifosi cereali dell'euro spin, caffe, e una giornata di merda davanti. No oggi non ci sarei potuto riuscire, ancora una cazzo di giornata a sentire parlare di proteine che migrano e miglioni di cazzate sulle teorie piu assurde e su progetti di ricerca inutili come le feci di cane in un prato verde, anzi peggio almeno quelle concimano. Prima o poi faccio fottere tutto mi ripetevo, ma come potevo, sei anni per laurearmi poi tirocinio e ora che avevo un posto fisso me ne andavo. Certo 1000 euro al mese non sono tanti ma almeno potevo andare avanti. Si ma avanti dove, cioe dico io dove cazzo vogliamo arrivare, non è che c'è una meta e poi arrivi li e stai bene. No assolutamente. Poi pero pensi, magari oggi va meglio. Cosi esco di casa, chiudo il cancello e vado verso la metro, fottutissima metro, sporca, lurida. Ma eccola li di fronte, strafiga come sempre, con la gonna ogni giorno piu corta, che muove il culo dicendoti "mordimi bastardo e fammi godere", con il suo solito viso da troia allora te la immagini mentre la prendi da dietro, e poi te lo prende in bocca e poi invece ti rendi conto che tanto la dara solo a chi vuole lei, e tu non sei di certo nella sua lista dei preferiti. tutte troie, tutte uguali. Salgo in metro e sento una puzza oltre il normale, anzi oltro ogni limite, è quel coso che sta seduto vicino a me, oggi peggio del solito. mi alzo e mi sposto. uno vuole parlare e mi dice:"bella giornata oggi e... il meteo dice che fara sole tutta la settimana". e io allora in quella frazione di secondo che passa prima di rispondergli penso a cosa cazzo possa avere di bello una giornata che inizia in metro con quella puzza di merda. comunque gli rispondo "si ho sentito"ovviamente non era vero. e lui dice "certo che questa metro non è il massimo", "non è il massimo" dico io "fa prorpio cagare". a questo punto lo vedo che un po si imbarazza, forse non gli piacciono le parolacce, comunque non dice piu nulla. arriva la mia fermata e finalmente scendo. esco dalla metro e trovo veramente il sole. be il tipo aveva ragione.
Mi ha abbattuto il mio nemico, tanto ha fatto da disarcionarmi, mi ha steso, lo ammetto, ne esco sconfitto, lui sa viverla e lo fa con cattiveria, mangiando tutto quello che può e rubando agli ingenui. A chi si lascia fregare e si lascia sfilare il piatto dal tavolo, sotto i propri occhi. Reagisci, combatti, per una volta, almeno. Macchè. Non fa parte del tuo DNA. Gli acidi… Ti affibbiano etichette non tue, che non t’appartengono, e ti “cosmetizzi”, ti lucidi in quel Mondo. Mio padre non s’appassiona a nulla, è la più tremenda senilità, vive per vivere, accondiscendente verso tutto e verso tutti, non c’è verso. Se la lascia scorrere. Si affaccia alla finestra per rimediare un po’ d’aria fresca che gli rinfreschi quel che ha in testa. Ho “brutti” pensieri che mi ronzano, faccio un’enorme fatica ad allontanarli, la gente, alcuni, si credono arrivati, ed espongono la propria mercanzia con sfacciataggine che ha dell’abominevole, dovreste vederli. Se avete qualcos’altro da fare lasciatelo in sospeso, dedicatevi a me, per un istante.
Ondeggianti pensieri di morti lasciati alle loro stanze senza sonno né memoria. In un circuito febbrile Tra il rincorrersi e il raggiungersi - A volte - di sensi di colpa e paure. Mentre i visi di ciò che erano – eravamo? – Si aggrottano tra lame di ragnatele urticanti, ai lati degli occhi dove più profondo si segna il solco di ciò che era, fu, vita.
Vedo statue illuminate dalla penombra delle candele e le mie parole si fanno artificio,
dando l’illusione di un Infinito cheto nascosto da qualche parte, oltre queste mura.
Questa è' un grande alveare un nido di grosse vespe assetate Hanno il potere di manipolare, alla gente, di ciò che vogliono fare Questa è un grande alveare un nido di grosse vespe assetate Hanno il potere di alienare il dolore di chi sta veramente male Questa è un grande alveare un nido di grosse vespe assetate Hanno il potere di decretare ciò che vero ciò che è irreale Questa sì che è un gran alveare un nido di grosse vespe assetate hanno paura dei fuori onda non però quelle del mare
si era appena svegliata da una specie di strano torpore, sentiva il corpo leggero e stranamente energico, era da parecchio che non si sentiva così, tutto quel tempo in ospedale, ferma e immobile le avevano atrofizzato i muscoli. Credeva che avrebbe fatto molta più fatica a camminare quando si sarebbe alzata, le era capitato spesso di sentire i medici che dicevano che riprendere un uso delle gambe normale sarebbe costato molta fatica e molto tempo, ma a giudicare da come camminava sembrava che avessero detto solo una marea di stronzate. Quanto sono catastrofici a volte i medici, ti preparano al peggio e poi, invece, fila tutto liscio come l'olio. Fare il dottore non doveva poi essere così difficile, bastava demoralizzare la gente, al contrario di quello che fanno quegli assurdi predicatori che in tv fomentano la gente su strane storie sulla vita eterna. Certo camminare per il corridoio dell'ospedale era un pò triste, con tutte quelle luci bianche e le pareti celesti! Ma certo non poteva sperare di meglio dopo quella lunga e strana malattia. Anche la camiciona bianca che aveva indossato per parecchio tempo aveva acquisito una nuova consistenza, era bello sentirla svolazzare sulle gambe e sul ventre, per tanto tempo era stata appiccicata al suo corpo senza muoversi, intrisa di sudore.
Sono l'ombra di mè stesso , anche se nn riesco a dimenticare il mio amore doin° , mi dico che devo andare , passo attraverso la porta e scompaio nel nulla di una sera come tanto mi dirigo verso la macchina e piove , la pioggia mi bagna il volto ,le lacrime si mischiamo nell'aria e nella pioggia, solo e con una sola sigaretta mi siedo e penso che domani inizierà una giornata come tante.
Contempliamo noi stessi chiedendoci se abbiamo la bontà di presentraci per quello che siamo. Ci rendiamo conto, senza voler prendere alcun provvedimento, che tendiamo a indossare una maschera invisibile per far sembrare noi stessi diversi da come siamo per davvero, specialmente in presenza di altri esseri umani che fingono a loro volta. Ma nessuno capisce che per mostrarsi per quello che si è, si deve per davvero indossare una maschera. Allora ci renderemo conto di quanto siamo belli. Io ci sono riuscito, ora tocca a voi.
...e fu proprio in quel momento che la spada attraversò da un punto all'altro il petto del nemico duellante. Il nostro eroe si diresse, con estremi sforzi, nella prateria argentata. Lì la donzella che lui tanto aveva amato aprì le braccia. Il nostro eroe cadde in terra, riuscì solo a girarsi a pancia all'aria. Si levò la maschera d'acciao e appena vide il volto della sua amata donzella disse "Ti ho amata, ma ti ho persa. Tu sei l'unico rammarico, ma son felice lo stesso, perchè quest'oggi è scesa la notte sulle spalle dell'essere che poteva cambiare le sortì dell'umanità". Con un sorriso spense la candela della vita, riuscedo a percepire negli ultimi attimi della sua vita l'odore della felicità...
si comincia a camminare per una strada il cui traguardo è segnato da nebbia e dubbi, si comincia forti e vigorosi, ma le sorprese arrivano presto... attimi di orgasmi spasmici che si alternano a gioie pungenti e lacrime di ghiaccio, movimenti pieni di rumore senza pause, ritmati da strani cigolii del anima e del corpo... ben presto è paura... ben presto e vuoto... dove si va? che si fa? si sbaglia e si prende una strada che il bivio non aveva ancora contemplato... ci si angoscia, ci si soffoca vomitando parole, ascoltando voci mielose dire pugnali e spade, cantare al vento di rabbia e oppressione... sia cade... nel fango, un fango denso che in bocca soffoca e lascia quel sapore di amaro che niente riesce a strappare ai ricordi... si urla, ma più ci si dimena e più le sabbie attanagliano quel corpo che si lacera nella melma... fuori gli spari, fuori i fuochi... dentro una casa a trovare riparo ci si stende per non pensare... bisogna riposare... si riparte carichi e forti, umiliati, ma convinti di potercela fare... si riparte urlando e cantando cori... e ci si ritrova persi un'altra volte per un sentiero già fatto, a quel punto si cambia nuovamente strada, si sceglie un sentiero più facile, che senso ha continuare ad arrancare?
In questa stanza, seduta, ripeto per la millesima volta lo stesso inutile rito. Accendo la tua musica. Mi siedo e t’ascolto. E subito, piango. Mi pizzichi le corde dell’anima, titilli il mio clitoride, indispettisci le mie guance, stropicci i miei occhi e le mie labbra…con la tua musica. Mi apro come un’orchidea. Dentro miele dolce.