Era una mattina invernale stranamente soleggiata.Stavo seduto su una panchina e pensavo a quante persone avrebbero voluto essere al mio posto in quel momento,solo con i miei pensieri in un parco popolato da nonne con bambini e donne con cani al seguito.
non riesco a sentirmi solo, un fiume di vite sperano con me, godono a mia insaputa, mi è sempre sembrato incredibile poter fare a meno dell'essere umano in coda un paio di finestrini oltre, lei guarda il semaforo, io guardo lei, e lei esiste...
Come al solito ho cenato da solo.Ingoio un qualche boccone e lascio li il resto.Non avevo neanche fame.La successiva cosa era farsi su una canna,che tanto avrei fumato almeno tre ore dopo.
E’ San Valentino e non me ne frega niente. Non me ne fregava niente quando avevo una donna a cui badare, figurarsi adesso. C’è questa donna con cui esco e che ha detto, se mi lasci mi arrabbio, ma io non so cosa voglia dire. Volevo dirle, bambina, chi o cosa posso lasciare se non ho niente?
Era la terza mattina di seguito che mi ritrovavo rovesciato col muso appoggiato sul pavimento. La testa era pesante come un macigno e le budella beffeggiate da continui conati senza pace ne dimora.