Non c'è niente di meglio di una birra ghiacciata e di un vecchio,sporco blues. Non capisco la gente che muore di lavoro Non capisco quella gente che non smette di lagnarsi e di lagnare per qualche spicciolo in più.
Scivolo con le dita sul freddo marmo del pavimento Striscio inerte con i fianchi nudi sul tuo rosso delirio Avanzo sulle briciole del tuo placido cammino
Bah diamo la colpa al tempo, tanto lui non se la prende mai, anche oggi è una pessima giornata per scrivere qualcosa di divertente. Gli unici momenti felici della giornata al lavoro sono stati dati dal caffè dalle sigarette e dalle stronzate che escono dalla bocca mia e da quella dei miei colleghi. Il tempo è passato frenetico, sono stati rari i momenti in cui mi sono fermato a pensare, a riflettere sul senso delle mie azioni.
Seduta, o meglio appollaiata sulla sedia di questa stanza. Una sola finestra, vecchia, cieca..Vuota Sei sedie tutte diverse. Vuote. Un soffitto di vecchio e ormai logoro legno consumato. Vuoto. Il pavimento che nemmeno lui riesce a sopportare il peso dell’esistenza e si curva su se stesso. Vuoto.
E poi ti ritrovi una notte a bere vin santo con una puzza strana che aleggia attorno senza un amico perchè son stati tutti risucchiati dalla routine, e ti ritrovi diverso appesantito e vagamente bello senza una donna da troppo tempo e senza tempo per rendertene conto.
Da dove arriva la forza...si...quella forza che ci permette di andare avanti, nonostante tutto, le nostre paure...
Non riesco a parlare, sono bloccato. Ho paura. Forse sono finitio. siamo finiti. Ci sono persone che appena vengono a saper che dovranno morire...rinascono!
La prima immagine che riesce a raggiungere nitida il mio cervello sono i suoi lunghi capelli castani che le cadono sul viso e m’impediscono di guardarle gli occhi anche se so che sono ancora chiusi. Lella dorme con la bocca appena dischiusa dalla quale si intravedono le due file di denti bianchissimi, il suo respiro ritma i miei primi movimenti, i miei primi sforzi per sollevarmi sui gomiti e baciarla. Un bacio che ha lo stesso effetto di una boccata d’ossigeno per un sub appena riemerso.
Carmelo era timido, timoroso e avaro, ma sempre sorridente. Aveva ormai 37 anni ma non aveva mai conosciuto nessuna ragazza con cui stare insieme, o meglio, era uscito un paio di volte con Serena, una ragazza di Misano Monte, e si era invaghito quando aveva 26 anni di una ragazza di Milano che per un estate intera aveva incrociato tutti i pomeriggi dopo pranzo al cafè Pascucci di Rimini, di cui non sapeva neanche il nome né aveva mai avuto il coraggio di approcciare.
Le porte automatiche sono ancora chiuse. Al di fuori dei due pannelli scorrevoli, una folta folla in trepida attesa aspetta l’arrivo delle persone che da lì a qualche minuto usciranno dall’altra stanza.
La Signora Torinese con gli occhiali che ho davanti a me lo sa perfettamente, e io so meglio di lei che il cappuccino che le ho preparato stamattina faceva pietà. E’ il mio primo giorno di lavoro come cameriere, di conseguenza un errore del genere ci sta, ma lei non lo sa; lei mi considera un cameriere vero, uno che sa il fatto suo.
Quel signore con i capelli bianchi che cammina lo sta preparando, o meglio, lo sta caricando. Il raschio nella gola è forte, ma al primo tentativo non esce nulla, a dir la verità qualcosa esce, ma l’uomo non ottiene il risultato sperato, insomma, il catarro presente nella faringe è copioso e quindi non è molto facile espettorare tutto il suo contenuto.