l’unica cosa che so è che mi trovo qui, bloccato, vivo…irrimediabilmente vivo… quante volte ho desiderato di svegliarmi, anzi…di non svegliarmi, quante volte mi sono chiesto se c’è una risposta a quelle infinite, ripetitive domande che sembrano fatte apposta per romperti il respiro, per accelerarti il battito, per renderti confuso, quelle domande che ti lasciano come dopo un temporale senza ombrello: impaurito, abbattuto, con la voglia di una doccia calda.
Guardo fuori dalla finestra, vedo gli alberi potati da poco, belli e dritti, sicuri, probabilmente. Fuori fa freddino, c’è quell’arietta pungente e frizzante che la mattina la odi, e rimpiangi con tutte le tue forze il caldo del letto. Sta arrivando l’inverno, finalmente, lo dice la tv.
Un uomo senza peli sulla lingua... La tecnica d'approccio del GENIUS è semplicissima: potrei innamorarmi della tua bocca, madida di carne, di saliva violacea? Dei tuoi occhi permalosi?
Aveva le mani ancora sporche di sangue ma ce l’aveva fatta. Correva incontro alla vita; la vita che passava tutti i giorni tra i nuvolosi archi d’una stazione, tra il chiasso ed il vociare delle persone e l’odore dei panini abbrustoliti.
Buona giornata alle corse. Niente ippodromo, scommetto chiuso in una stanza satura di vapori sgradevoli provenienti da paesi stranieri e vicoli notturni. C’è un uomo di fronte a me che sta scommettendo allo sportello, lo osservo in silenzio e di nascosto; emana un forte odore di vino da cartone mescolato al duro legno della panchina d’un parco; camicia stropicciata, pantaloni chiari, sporchi da sembrare arrugginiti, ciuffi di capelli bianchi arruffati ed unti che spuntano, avvolgendo in maniera scomposta e casuale il collo rugoso e paonazzo, sotto un misero e ridicolo cappellino rosso della coca cola.
inferriate, persiane calate, sbarre di ferro. Cemento, asfalto, rotaie, gomme sull'asfalto. e gli alberi, i ciuffi d'erba arpeggiano in silenzio, umidi di pianto tra le loro verdi dita affusolate, le tristi e strazianti note della rassegnazione. innalzi lo sguardo e vedi il cielo rosso. finestre che dormono, gli azzurri fuochi fatui di chi ancora sveglio si rifugia in quel concime putrido d'immagini che la televisione gli sputa addosso.
Mi chiamano "Lupo che Canta" Unico superstite della tribù TauKai. Il simbolo è tutto Non ho padre,non ho madre Il mio sangue non scorre in altri corpi.
chiariamoci Meri, sei una donna incantevole, insomma m'incanti e vorrei trattenermi, frenare questi miei sbalzi "daltonici" che mi fan vedere triplo, avvilupparti dentro il mio (g)orgoglio e soffiare mellifluo la mia poesia, godendo della libagione del tuo seno, ma mi desti dal torpore,
Guardando quell’immagine….Ecco cosa mi infonde, ora l’ho capito. Instabilità…E’ la sensazione dominante in questo momento, foto in bianco e nero, un uomo ed una donna, il treno in movimento, destinazione sconosciuta…questa idea di indefinito mi provoca un senso di disequilibrio interno. Proseguo, delle donne, presumibilmente stanno piangendo, orientali, si asciugano il viso con dei panni, hanno i volti segnati, affaticati…ora quale sensazione posso trovare, dolore, ma forse stanno facendo tutt’altro….
Sono tentato da tutto quello che è nuovo, strano, imprevisto. Ma forse non tutti la pensano come me; Poco male, non è questo il problema. Semmai esprimersi...questo si è un problema. Quando hai fatto il possibile (e non funziona), quando hai retto alla pressione (e non funziona), quando sei stato al gioco (e non è servito a un cazzo).
I tetti di Parigi non hanno fumo e le cose si mostrano in tutta la loro verginale tristezza. Cose che possono silenziosamente annegare in una bottiglia di vino. I rimorsi,pur di chissà quale bellezza,sono trappole per orsi. Ci sono cose che uccidono un uomo più della morte.
Lo sciamano del peyote che si rannicchia in un angolo Vede l'Universo crollare in un labirintico abbraccio Nelle calde estati tropicali,dove il sole sconfina di piacere ed il deserto è polvere d'incubi rossi. La notte è una pantera di sangue Si erge un falò messicano Nella tenda di diamanti purpurei si spengono nostalgici lampi per le terre perdute.