Il problema suo stava nel fatto che si circondava di morti viventi, persone che non avevano piu' niente da sperimentare. I soliti individui che nascono, vengono addomesticati e sono pronti a passare l'intera vita dietro le solite priorita'. Non riuscivo a capacitarmi di come stesse male per un minimo litigio, una banale scaramuccia. Restava li, nel angolo del letto, a fissare uno schermo senza significato, pronta ad impazzire davanti al nulla.
Tante persone stanno a sbattere la testa su troppe cazzate... voglio la casa bella, un moglie fedele, un figlio perfetto, gli abiti alla moda, il televisore satellitare, quaranta telefonini......
Lo sguardo è fisso sull'imprevisto, la bocca assapora sambuca, gli occhi trafiggono non più pupille altrui, ma le spalle salendo e arrivando alla nuca. Occhio!
Ognuno porta la sua croce...ognuno nasconde il suo segreto indicibile.Fa parte della natura umana, ed è questo segreto la forza motrice di ogni genere di angoscia. Ci porta a vergognarci di noi stessi, così come faccio io e pure tu, quindi è inutile che te la neghi. Io non voglio sapere il vostro segreto, perchè in quanto tale sarebbe l'ultima cosa che verrei a conoscere nel caso in cui me ne fottesse anche solo un poco.
le pagine dei suoi scritti sono ancora lì girate dal soffio del vento accarezzate da una mano invisibile sottratti all'oblio di cui il tempo ha provato a cancellarne le tracce
La sensazione di claustrofobia che pervade l'intero corpo ormai è diventata una vecchia amica.Il sudore che emanano le mie ghiandole sudoripare incomincia a diventare pressante.Non ho voglia di uscire,di alzarmi dal letto,di leggere,di ascoltare musica,di vedere amici.riesco solo a scrivere.Cerco di dare una forma all'atavica sensazione di impotenza che caratterizza l'umana esistenza.
A volte ti senti cosi' male che ti sembra di essere totalmente solo, lasciato in un deserto di morti viventi, senza futuro ne speranza, solo con un fottuto mal di testa e un vuoto dentro che non smette mai di far male.......
COME UN CIECO NON VEDO LA LUCE DELLA MIA SALVEZZA MI SEMBRA DI SPROFONDARE SEMPRE DI PIU' RIMANENDO A COMPIANGERMI MA SENZA NEANCHE UNA LACRIMA SUL VOLTO ASETTICO AD OGNI TIPO DI TUA REAZIONE
Nella mia nazione “Melinda” è una marca di mele, ma ora la mia nazione è lontana e dove sono in questo momento Melinda potrebbe essere un nome di donna, una donna alta mora e con dei chicchi di caffè al posto degli occhi. Una donna che mi passa davanti ubriaca lasciando dietro di sé profumo d’alcol, che mi lancia un’occhiata di sbieco e poi torna sui suoi passi e si ferma a due centimetri dalla mia faccia. Melinda potrebbe essere il nome di una donna che mi balla davanti sorridendo, che mi chiede qualcosa in un inglese che mi pare perfetto.
Due gambe che sembravano parlare,labbra carnose,seni rigonfi ma soprattutto un sedere che poteva essere declamato dai vari Leopardi,Gibran e Omero.Mi rivolge una parola e in un attimo me la immagino nuda,davanti a me,pronta ad essere presa selvaggiamente.Devo calmarmi,trangugio ancora un pò di whisky e le mie viscere si acquietano,ma la mia erezione galoppante no...quella no!
Vagava con sette centimetri di schiena collassati in un mucchio eterno di anoressia. Non usava toccare le giuste corde dello spirito lieve,non voleva ciò,quello che cercava in quell’acida notte di metropolitane invase da colonie di pidocchi era passare oltre il mediocre fiato peloso,era volare in quel torbido fiume cittadino,era spaccare con forza quella porta di materiale massiccio che lo divideva dal cielo.