didascalia di famiglia appesa alla parete più grande punture di zanzara a tingere i muri in un mosaico di pois che avremmo voluto blu adesso lo vedi l’amore quello che fa tremare i polsi?
quella realizzazione, la nostra iniziazione è un momento di ripartizione della nostra composizione chimica e scientifica, perchè nient'altro siamo se non una reazione regolata dalle leggi della fisica
È mattina. I miei capelli puzzano della serata precedente. I miei vestiti puzzano. Mi tocco la testa. La ritrovo solo come un ammasso indefinito arancione cotonatissimo. Mi prude la cute. Ripenso al sogno di stanotte. Mi tocco per cercare gli stessi difetti corporei che avevo nel mio istante onirico. No. Trovo solo i soliti difetti. Mi caccio via le coperte, prendo il quaderno ed inizio a scrivere il sogno, cercando di fare mente locale. Lo rileggo. Roba da pazzi, penso. Erano mesi che non sognavo cose così assurde e palpabili. Cerco dei calzini puliti e li indosso velocemente. Non ho voglia di andare a lavorare. Ma ci devo andare. Metto delle ciabatte viola ai piedi. Sono scomode e mi trascinano fino in cucina. Mia madre ha la testa chinata sul tavolo. Ha gli occhi gonfi. Sento dentro una frustata sullo stomaco. La saluto, come se fosse felice. La saluto con indifferenza. E lei con indifferenza saluta me.
Tazzine che cascano. Rumore di ceramica. Vino di ceramica che si schianta Al suolo. Pavimento rosso. Pavimento arrossato. Pavimento arrossito. Ed imbarazzato. Scrivo tutto attaccato. Dovrei vergognarmi di molte Cose, ma anche no. Ho voglia di accoccolarmi Rannicchiata come un bozzolo Di farfalla.
La gente continua a blaterare su questo treno. Fa caldo. Non mi piace il caldo. Ci saranno 23 gradi centigradi. C’è un giovane tizio che mi guarda. Ha i denti un po’ sporgenti e cerca di fare il brillante con due suoi amici. L’altro, che sta al suo fianco, sembra più semplice, ma plagiato dalla presenza dell’amico. Il terzo è una bionda. Sembra un’hostess. Non mi piacciono le bionde. Poi dipende, Anita Ekberg, ai tempi, era una donna con la D maiuscola. Questa no. È gracile ed i suoi capelli lisci puzzano di banalità. Ho preso questo treno per pura fortuna. Un minuto, e l’avrei perso. Credo che arriverò a destinazione entro un paio d’ore. Ho pagato quattro virgola settanta euro per due ore di viaggio, quando, prima, per solo mezz’ora ne ho pagati tre euro virgola cinquanta centesimi. Grandate Breccia/Milano Cadorna. Poi Milano Cadorna/Porta Genova in metropolitana, un euro. Ed ora Milano Porta Genova/Alessandria, quattro euro e settanta centesimi. Le stazioni metropolitane a Milano si assomigliano tutte. Si differenziano tra loro solo per colore di linea e nome. L’unica un po’ differente è la Metro Gialla.
poesia positiva Credo di poter viver fuori dalla cellulosa, fuori dalle note, fuori da tristi pellicole. sono sangue rosso e carne bianca sono viva, ho consistenza, occupo uno spazio, sono registrata all'anagrafe.
Un venerdi sera in cui non chiamo nessuno, in cui sono impegnata per tutti. Sono a Roma, i miei coinquilini non ci sono e non cerco altra compagnia, sono sola, lo sono sul serio.
Mi guardo allo specchio, avvolto nel fumo che mi esce dalle labbra, scorgo il mio volto. È diverso.
Il pallore di solito lumionoso, che mi caratterizza, si è trasformato in freddo marmo , vedo nitide le vene verdastre che dagli angoli della bocca, si tuffano nel collo. Le pupille sono diventate l’unico colore rilevante nel bianco, sono diventate il cupo riflesso di me stessa.
resto di nuovo in sospeso tra il sonno e la veglia e sono per strada questa volta i passi si inseguono secondo una loro logica precisa... non vengono guidati da impulsi consci ma da un'alchimia di immagini ricorrenti e di associazioni immediate. collego la direzione del mio incedere al colore delle pavimentazioni dei portici. non ricordo la strada ed i passi, ma immagino sia andata così. già altre volte ne ho avuto la riprova. più volte ho dimenticato nell'esatto istante in cui ho mosso un passo o varcato un portone o scavalcato una cancellata.
Era luglio. Il cielo era una mucca dal colore blu puffo (allora…forse…il cielo era un puffo?) con pezze candide come lo zucchero filato (quello bianco, chiaramente. Si, proprio quello totalmente insapore). Il sole, un enorme stella di giorno, solo con più punte (qualcuno le chiama anche raggi). Picchiava, il sole, riscaldava i corpi, asciugava i panni delle signore in parannanza che avevano da poco steso il bucato mezzo bianco e mezzo grigio. Il vento, uno sbuffo al profumo di sapone di Marsiglia che usciva dalla bocca della mucca perché le punte la punzecchiavano. Ore 16.00. Iniziava il via vai dei genitori che venivano a riprendersi i propri pargoli, per poi piazzarli davanti ad un cartone animato. Uno qualsiasi, mica si ha il tempo di andare tanto per il sottile. Andava bene uno di questi in cui le bambine di 10 anni già vanno ai mega-party truccate e (s)vestite come mega-troie. Ciò per le femminucce. Per i maschietti (eh bé, almeno su questa piccola e doverosa distinzione sessuale ci si sta attenti! Ci si perdono quei due o tre secondi, forse quattro, ci mancherebbe altro!) c’è un ricco repertorio di pugni poderosi e calci volanti sferzati da buffi pupazzetti dai capelli aerodinamici, nonché inguardabili.
Un musicista fallito trova una macchina del tempo e viaggia di sei mesi nel futuro. Ha così l'occasione di ascoltare un incredibile successo della musica pop del futuro. Tornato nel presente pubblica la stessa canzone. Purtroppo non ottiene alcun successo.
lontano, vicino, tra gli occhi di un falco morto sta il vero paesaggio del silenzio, quel modo di cui sono padrona, ma che rifiuto di possedere... e vago... perchè so che niente vive e niente muore e io sono soltanto uno spazio vuoto tra i confini delle segrete di un castello.
noia, troppa noia nelle mie sigarette spente. ricordi che svaniscono con la paura di una tua morte imminente. troppo vino ingerito in notti solitarie, sentivo la mancanza delle tue mani sul mio collo nell'atto di soffocarmi per l'ennesima volta.
dove sei? mi manchi ancora. mentre qui, inutile, siedo nell'attesa di un tuo ritorno.
coi tuoi occhi fluidi per colpire un quadro rovesciato... ecco, tutto questo non ha senso! la frase sopra, all'apparenza, non ha senso... e che senso ha allora tutto questo flusso inutile come settecentocinque miliardi di flash, o lampadine...fate voi.