Muovo la testa ai lati. Molli pensieri. Seguo le note. Complesse. Semplici. Lente. Psichedeliche. Distaccata dal resto. Sono musica e sesso. Chiudo gli occhi. Abbozzo sorrisi. Dondola la sedia, perché io la faccio dondolare. Mi tocco il viso. Pelle liscia. Polpastrelli a punta sulla pelle. Accarezzo me stessa. Amo le carezze. Sollevo la camicia. Mutande. Cosce. Pancia. Riflessioni. Flashback. Movimento. Lentezza. Sono fatta di carta velina. Brucio nel fuoco. Mi inzuppo nell’acqua, sparendo. Ho gli occhi grandi. Ho gli occhi larghi. Tu ti perdi. Io mi perdo. Negli occhi. Con le orecchie ascolto le tastiere. Ascolto le chitarre. Ascolto i bassi. Enjambement nelle canzoni. Seguo le strofe più interessanti per il mio stato d’animo. Sono romantica. Sono passione. Sono dolcezza. Al collo legata una mela. Rossa la buccia. Grattugio pensieri. Evaporo sensazioni. Sale l’anima. Leggero malessere.
Impotenza . Forse è questa la parola che sento più vicina. Come in quei giochi in cui devi collegare un personaggio ad un sostantivo o ad un evento. Con il mio nome non ci sarebbero dubbi: impotenza. È strano vedere come il mondo invece si muova da tutt’altra parte. Accendi la tv e sai quello che succede all’altro capo del mondo, fai un giretto su internet e sai come si divertono i ragazzi del Delaware. Tutto è a portata di mano e tutto sembra così facile da conoscere, capire e cambiare.
Decisi di non andare più a trovarlo, sapevo che l'avrei rivisto a distanza di qualche anno e non avevo fretta di sapere con chi avrei passato ogni singolo giorno della mia vita. Del resto avevo già cambiato idea da tempo e non gli volevo affatto bene. Essendo ancora troppo piccola mi fu impedito di fare quello che volevo e non potevo rimanere da sola in quella bettola guardare le figure che formavano le macchie sulle mattonelle o le crepe nei muri e il grasso dei fornelli che non venivano puliti, ché tanto non importava a nessuno.
Una conclusione avanza invisibile come una malattia
la bara passeggera mi culla attraverso le strade di nebbia delle tue disattenzioni mentre sullo schermo lcd passano un nostro vecchio porno dove scopavamo come svergognati cometa che sfrecciano troppo vicino al sole seguito da un video amatoriale sulla cerimonia lentamente pianificata dove le tue urla si sposano con le mie lacrime x finire con un documentale molto istruttivo su come imparare ad essere morti
La vita mia non ha scopo di lucro. E' un lento uccidersi ogni giorno, fra l'ardere di una sigaretta, e il pigmentar le labbra di un rosso vino acceso. Una continua fuga monotona, dalla monotonia.
Fra un sogno interrotto, e un conato di vomito, Bill si trova sveglio nel salotto di casa sua. C'è una bottiglia di wisky con il collo rotto vicino al mobile; un block-notes sporco di vino, una foto ritagliata, un libro di poesie aperto ed una tovaglia strappata. Il brutto è che Bill ricorda minuziosamente come ha fatto la sera prima a ridurre il salotto in quello stato. Lento e intorpidito si avvia al bagno, in attesa di una pisciata, e di una crudele proiezione sul suo specchio. Ribrezzo, pena e sconforto, per quel ragazzo dallo sguardo triste; "il cesso è la prima meta della giornata! metafora perfetta della vita mia!"pensa fra se Bill mentre cerca la prima sigaretta di quest'altra giornata.
Sentivi sempre il tuo personale fastidio di piacere dell'universo del cantante del quartiere della nebulosa inferiore. Parli con chi vuoi, fai tacere tutti. La figa, pelosa, rasata, bagnata... Le pareti del suo culo erano cosi' incrostate che faceva ribrezzo avvicinarsi. Senti il richiamo, senti la sveglia! La chiesa riempie la piazza del paesino di montagna, dove ci si scandalizza se il prete e' nero... Ma allora queste persone sono razziste. Razzisti di merda, odio i razzisti. Forse sei razzista anche te? Non so. Non voglio. Non comprendo.
camminavo per le vie scure della città annaffiata dalla pioggia e cercavo rimedio ai miei strani pensieri che non riuscivo a confessare alla mia stessa anima, troppi pensieri quando la birra nel corpo diventa tanta... con lo stomaco gonfio rimuginavo su quello che avevo visto e sentito nel piccolo bar all'angolo, persone che si picchiavano per contendersi un gettone per i videogiochi, mi sembrava davvero ridicolo! dio mio quanto è vuota la gente! Pensavo e ripensavo a come fare a non sentire la mia stessa anima che ripeteva in continuo le frasi di uno strano film che avevo visto la sera precedente, ma non riuscivo a focalizzare le espressioni degli attori, anche la sera prima ero completamente sbronza. i rami degli alberi grondavano lacrime, mentre le mie si confondevano con la pioggia che mi bagnava il viso.
faceva caldo ieri sera sono rientrato verso mezzanotte mi sono letto qualche poesia di buk e ho pensato di fumarmi una sigaretta
appoggiato alla finestra mentre mi assaporavo la serata calda ho notato una luce accesa nel palazzo ad est e un attimo dopo un corpo nudo che si muoveva li' dentro
Ogni posto è uno spaccato di umanità,ogni luogo è una rappresentazione piuttosto affidabile di decadenza e catastrofe,impregnata inesorabilmente di comicità e lutto. L’università è sempre affollata di gente,vedo molti sorrisi,molti volti compiaciuti,altri spaesati,alcuni stressati;c’è la fatica e l’estenuante costanza di chi cerca ogni giorno di scroccarti qualche moneta o di venderti un accendino,di chi vuole convincerti a leggere il suo giornale e a partecipare alle sue assemblee,di chi invece molto rilassato si gode lunghe giornate improduttive e a quanto pare felici.
Esco di casa con 20 euro e mi dico che sono giustamente pochi, non potrei mai ubriacarmi con 20 euro e sono anche giustamente incazzata perché è venerdì sera. Raggiungo gli altri al bar, il solito. Bevo i miei 2 negroni d'iniziazione, ho già finito metà pacchetto di sigarette e parlo con tutti, è già un po' tardi - mi allontano per guardare la piazza dall'alto, non c'è un centimetro di spazio libero, sembra un brulicare di formiche, tutti bevono, ridono, litigano, cadono. Torno giù, faccio altre 2 bevute e ho finito i miei soldi. Rimango da sola per non so quale motivo, comincio a correre per raggiungere un altro bar poi mi chiedo "che cazzo, dove volevo andare?", mi metto a correre e torno indietro, poi mi ricordo che non c'era nessuno, mi offrono da bere, mi informo dove sono gli altri. Ricomincio a correre, mi faccio 3 km di corsa inciampando varie volte, e volendo saltare muretti rischiando di fare voli di 10 metri solo per accorciare la strada. Per fortuna le persone di sotto che urlando hanno evitato una mia sicura morte.
IL MIRACOLO DI BILL PELLE CORTA (bukowskiana sull'amore)
(Musica: www.youtube.com/watch?v=gCwT-XnS5M4)
Quand'ero piccolo pensavo che l'amore fosse solo un'invenzione per le favole come la fata, che appare all'improvviso quando sembra tutto perduto e per magia risolve tutto affinchè le cose finiscano bene.