La madre, un essere abietto che parla di molte cose e mai di sé stessa, induce alla tentazione con pigra e fredda ironia da intellettuale dei reggicalze e con in dote il dono della presunzione, dote rara, dote che sta “in fronte a lei”. Non sa far di conto ma legge i conti ed i racconti altrui, spesso s’imbelletta di abiti pellicceschi e nitrisce con eleganza.
Sono scappata in cima alla collina, avevo i cani alle calcagna. Quando mi sono voltata non era ancora finita, uno dei tre cani, quello nero era a meno di quattro o cinque metri da me. Sentivo il suo fiato sul collo. Ho capito che non dovevo entrare dentro quel giardino, scavalcare quel cancelletto di merda e suonare a quel cazzo di campanello dal suono sordo.
pigro, robusto e stanco non alcolizzato ma alcune volte ci da dentro. lui è di quei tipi che utilizzano (o pensano) l' erba come forma di arte.. quasi un remake degli anni 60.
La sveglia mi svegliò col CANTO DEL MATTINO degli Indiani d'America. Mi alzai, misi i piedi giù dal letto e vidi che a farmi compagnia c'erano i miei "amici" sintomi del post sbronza. Mi alzai e a stento, sempre accompagnato dai miei pseudo amici sintomi, che quella mattina avevano deciso di venirmi a trovare, o meglio ero stato io a invitarli la sera prima, andai verso la finestra e guardai fuori e vidi che era un giorno di quelli che a me piacciono in particolar modo. Il Cielo era nero e pioveva, pioveva, pioveva... Dopodichè mi diressi verso il bagno e diedi sollievo alla mia vescica. Poi mi lavai la faccia, mi guardai allo specchio e vidi la faccia di uno che non stava bene con se stesso. Uno spirito inquieto.
Iniziò tutto un venerdi notte quando io ed il mio amico Franco ci trovavamo nella solita isola di asfalto immersa in un mare di campagna,a discutere dello stato e di quelle stronzate di cui parli solo alla fine di una serata passata a base di bowling,un paio di birre e qualche spinellino per condimento qua e là. Non so come venne fuori ma chiesi a franco se aveva le palle di andare a vedere la casa disabitata che stava immersa nell’intera campagna non lontano da noi.
Io gli risposi :"certo che ho voglia di scopare e da quando eravamo sulla terra che non trombo con Alessia!mi sto consumado l'uccello a furia di farmi le seghe...aproprosito ma che cazzo di viaggio ti stavi facendo oggi? ti ho visto mentre ficcavi il pisello in un fiore!!
Nervi a fior di pelle Sento il sangue fare il suo solito percorso ma con moto accelerato Odio la gente, oggi. Ho la testa piena di cazzate. Ho la testa che... scoppia!
Mike sembrava un tipo tranquillo, i presupposti c’erano tutti. Giravamo qualche anno fa con lui dalle parti di West park. Qualche sera si andava a casa sua e qualche sera giù al pub della stazione. Il pub della stazione si chiamava così perché c’era una stazione di polizia proprio davanti. Dentro al pub però era pieno di potenziali criminali, ma non Mike, che sembrava un tipo tranquillo. Beveva un bicchierino di rum e poi diceva: “Basta così!”, noi lo guardavamo sorridendo e ci scolavamo due pinte, oltre al bicchierino di rum.
Quanto ancora dobbiamo tacere prima di poterne parlare? Quante fette del nostro sedere dobbiamo dare prima di parlare? Quanti tabù dobbiamo sconfiggere prima che abbia senso parlare?