G. Crede di passarla liscia quel coglione incravattato. Crede che 20 anni di servizio nella più potente, politicizzata e sfruttante società di security della città, siano una scusa solo per riempire un fottuto curriculum. Crede che lavorare da ben 15 anni in un centro commerciale come questo sia un gioco. Monitorare con lo sguardo centinaia di persone alla volta; affrontare tossici in astinenza e attempate casalinghe "mangia cervelli"; marocchini rivenditori di tutto e niente; anziani cleptomani di yogurt; crede che sia paragonabile a una domenica di pesca sul lago. O forse, pensa che la sua cravatta amaranto da "chissàquantieuri" possa farlo passare inosservato. Di diritto nella sezione "gente per bene" e di conseguenza "mica ladra". Ma guardalo il figlio di papà, tutto camicie inamidate e Bmw nuova ogni mese. E il papi lì a dare paghette per il weekend a Miami, la nuova fanciulla figlia dell'avvocato "tal dei tali", l'aperitivo in barca ad ascoltare Schumann, ascoltasserò un pò di Ramassotti questi ignoranti. Oppure magari è un finto figlio di papà, uno di quelli con lo stesso abito ogni giorno, con la macchina fiammante ancora da finir di pagare, qualche Martini al Bar Centrale e a casa phone al posto del riscaldamento e scatolette di tonno al posto del caviale, che poi loro preferiscono le uova di lompo, chiamali scemi. Ogni tanto ha anche la faccia di guardarmi. Eccolo, ha appena rubato un rossetto, lo sapevo. Li capisco da quando entrano i ladruncoli in cravatta. Entrano con nonchalance, vorrebbero gridare "Io pago. Ho sempre pagato. E posso comprare anche voi signori." E invece guardalo lì, un misero rossetto. Forse lo deve regalare alla fanciulla e la paghetta del papi l'ha dilapidata giocando a Bridge. Che pena. Che commozione. Sono talmente commosso che lo riempirei di manganellate il bastardo. Oppure forse lo deve mettere lui il rossetto, hanno tutti quel vizio quelli lì. Di giorno con biondone 1.80 di coscia e di notte con palestrati in tanga. Mi viene da vomitare.
Era l’essere più silenzioso del cantiere,probabilmente anche il più stupido,l’avevo conosciuto li,in quel fazzoletto di terra dove stava eseguendo degli scavi,quasi mi fece fuori quel figlio di puttana alla guida di uno scavatore troppo grosso per un cervello così piccolo,quel giorno il più bel complimento che ricevette da me fu:-Coglione!-,ma come ogni cosa in cantiere,tutto si risolve con una bella birra ghiacciata da 66 cl.
Attraversa l'anima come una lama e ne sonda i paesaggi ora mesti, ora bui dove corvi neri come pece gracchiano così forte da grattarti le pareti del cuore.
A fine estate, dopo giornate, ma soprattutto serate, di sbronze senza inizio ne fine, a casa di Federico regnava finalmente la tranquillità.Quegli eccessi così prolungati avrebbero fiaccato chiuque, anche il più incallito bevitore. Federico non era un novizio in quanto a periodi prolungati di bagordi ma quell'estate sembrava non finire mai; il continuo via vai di amici nella sua casetta di montagna era come una continua mano di poker andata male,continui a giocare sperando che migliori.. ma gli amici di Federico erano dei diavoli e di migliorare non avevano proprio l'intenzione,anzi.Partito l'ultimo diavolo l'aspettava il meritato riposo. Un pò di pace e serenità ci volevano proprio per il nostro gigante ubricone dall'animo gentile. Cento kg sono un peso duro da portarsi dietro specialmente quando è estate e fa caldo e a maggior ragione se si è ubriachi! Quindi il buon Federico pensò che per riposar le stanche membra doveva smettere di bere e che avrebbe potuto dedicarsi ad una sua vecchia passione. Montò in macchina prese il suo cd preferito dei Metallica e inizò a stendere...finalmente un po' di tranquillità...
Era alto,circa due metri Lo incontravo tutti i giorni Camminava come se gli avessero infilato su per il culo un palo E rideva, rideva sempre. Io per avere quel sorriso dovevo spendere del denaro nei Bar. Un giorno uscendo da un bar lo incrociai Ero molto ubriaco,cosi mi fermai,e gli chiusi il passaggio Lo guardai dritto negl’occhi,e sfoderai un sorriso magnifico Lui mi guardava e sorrideva,eravamo talmente vicini da sfiorarci il naso Scesi con lo sguardo prima sul naso,e poi su quei denti bianchissimi Aveva vinto lui, La cosa mi fece imbestialire,iniziai ad insultarlo Gli chiesi cosa lo rendesse cosi felice Non mi rispose,e mentre gli urlavo in faccia,divento' serio,forse triste. Il giorno dopo lo vidi ancora,camminava ancora intero,ma non sorrideva. Avevo spento un sorriso. Che bastardo. Mi infilai nel primo bar che incontrai. Che delusione la vita.
Gli ombrelli sono macchine volanti Per esseri pigri grilli di lamiera il mare è un sogno di carne azzurra poi verde al largo di via Nava e d' ossa coralline la fretta è occhi di pesce al mercato di Lagosta io sono fragile fibra alveolo polmonare di luce violino di latta antica all’incandescenza di un sorriso illuminato di nicotina
Eravamo Gino,Renato ed io tre ragazzini pancia liscia al sole sull'erba del Cipelletti fumavamo sigarette che Gino rubava a chissà chi Renato voleva fare l'attore,Gino il pittore io volevo solo restare vivo e sorridevo. La domenica a messa sputavamo pallini di carta zuppi di saliva in testa alle vecchie in prima fila rubavamo le offerte dal cesto che un coglione ci sbatteva distrattamente sotto il naso sapevano tutti che servivano per le puttane del don sigarette e videogiochi erano di gran lunga più importanti delle sue puttane per noi all'epoca. Col tempo cambiai idea al don s'impiglio la tonaca in un chiodo decise di lasciarcela e si sposò continuando ad andare a puttane. Il sabato mattina il padre di Simona le toglieva il guinzaglio andavamo tutti in cantina a farci smanettare da quella meravigliosa ninfomane quanti giovani spruzzi sprecati sul barbera sdraiato al buio. Gino covava segretamete il suo sfascio se lo scopava uno zio calabrese non ne sapemmo mai nulla così quel vecchio merdoso evitò un temperino nei coglioni ma morì d'infarto. La metamorfosi cancerosa di Gino si compì anni dopo ora si fa chiamare Giusy succhia cazzi e si fa sbattere per 50 sacchi la sera in Gioia ha le tette di gomma e regge la concorrenza dei brasiliani sono fiero di lui era in gamba il mio amico. Un giorno alle giostre un branco di gescaioli ci gonfio' a dovere a Renato cadde un dente e qualche tempo dopo gli soffocarono i 16 anni in gola al Bassini con un'anestesia sbagliata è morto con con la gola più gonfia di un Tango di cuoio. Ora un minchione con barba e occhiali tondi fini parla in tv del potere dei cristalli di fiori di non so chi e dell'armonia dell'universo gli mollerei un destro sul naso l'universo non esiste è scomparso nell'erba del Cipelletti evaporato nell'Agosto del 1983. Cristo eravamo solo tre ragazzini pance lisce al sole.
Il serpente tentatore Che in memoria ho già dolore.
Fuoco, Acqua Terra, Mare Pioggia, Sole Ghiaccio, Roccia
Ognuno ha la sua faccia contrapposta Lui, Lei e L’altro Natura e occulto
Io non so Ancora per quanto il mio cuore può sopportare
Fuoco, Acqua Terra, Mare Pioggia; Sole Ghiaccio, Roccia
Se San.S. mi volesse aiutare Il serpente dovrebbe mandare ed io non potrei che cadere al suo immenso potere
Fuoco, Acqua Terra, Mare Pioggia, Sole Ghiaccio, Roccia
Il serpente è lungo vecchio e freddo vive nelle profondità di un antico lago ghiacciato mi porta con lui cavalcando alte onde AAAAAHHHHHHH!!!!!! Visione irrequieta e fredda, ferma e ardente. Fasullo serpente continua a correre prima che ci inghiotti nuovamente.
Penso che il VERO ARTISTA, e non quello preconfezionato adatto alla tv, debba essere più temuto di un uomo con la pistola. L’ artista possiede un arsenale vario: il sentimento, l’intelligenza, la non paura di esprimere concetti/idee, l’ipnotizzare lo spettatore. Non lo fa' per soldi, ne per fama. Questa necessità va ben oltre questi beni, questa necessità nasce da un io interiore che convive con il corpo nel quale si trova. Penso che gli artisti siano rimasti gli unici VERI RIBELLI di questo mondo. Qualsiasi arte voi fate, portatela fino in fondo e solo cosi morirete da vincenti con voi stessi.
Fatti estranei che smorzano la brutalità delle cose e che echeggiano in menti intorpidite da strani concetti facendoci inghiottire senza alcun pudore da tutto quello che contorna la bellezza del mondo
2°RISVEGLIO
Fandonie! Strabordanti parole d’alto ceto io sono Dio il demone in trance e tutti voi al di sotto di me!
Che fare? Vedo le carte davanti a mè le chips che pian piano diminuiscono che fare? Mi sento sempre più invisibile agli occhi della gente che fare? Forse l'ho capito.... Me ne frego di tutto e tutti...
Se ne stavano li Nelle loro auto nuove Nelle loro case lussuose Nelle loro perverse convinzioni Appolaiati come canarini sazi e indisturbati Sui lo rami dorati Erano i giusti i perfetti gli equilibrati l'esempio da seguire ma il giudizio era vicino il giudizio folle e terreno il giudizio dei pazzi degli ingiusti degli imperfetti degli squilibrati di quelli da cui non prendere esempio! Erano soltanto la crosta insulsa di un vecchio vomito si affannavano ma il giudizio era vicino è vicino. Erano l'odio che generava i crimini erano la rabbia che generava l'odio erano e sono la società! Il giudizio è vicino sempre più vicino!
Quei lupi non smettevano di ululare il mio cuore pulsava eccitato come una chitarra violentata, come un pennello abusato! Lo specchio mi fissava le ombre mi seguivano e la vita mi respingeva. Cosa vuoi che faccia... tutto quello che ti va mi rispose il sole... ribollivano le ossa e il sangue anche un silenzio può essere armonico quando non hai altro che quello!